Salerno, Campania
Comune della provincia di Salerno, Salvitelle, è posto al confine con la Basilicata, sulla criniera di un colle a 646 metri s.l.m. Da piazza Belvedere e lungo la via panoramica De Nicola si gode la vista di un bellissimo panorama, infatti lo sguardo spazia sulla valle del Meandro-Bianco e si estende ai paesi limitrofi. Il territorio è prevalentemente collinare, raggiunge la massima altitudine sul monte S. Giacomo, con quota 961 metri sul livello del mare ed è prettamente coltivato a uliveti e vigneti, oltre a vantare una ricca macchia mediterranea.
L'insediamento è formato da un unico nucleo urbano, mentre nell'agro si trova un certo numero di case sparse molte delle quali di recente costruzione.
Le origini storiche di Salvitelle vengono fatte risalire al V-VI secolo dopo Cristo, quando nella regione le popolazioni lucane si sarebbero rifugiate sulle alture abbandonando i villaggi delle valli invase da Goti, Bizantini e Longobardi, a partire dal '400 fino alla metà del ‘500.
Nei terreni vallivi circostanti, infatti, numerosi sono stati i ritrovamenti archeologici romani e preromani. Cinque epigrafi tombali, probabilmente risalenti al periodo delle guerre sociali e inneggianti Marco Manilio e altri, incise su plinti rettangolari di pietra, si trovano murate nella Chiesa del SS. Rosario che, insieme a vasellame, a resti di mura ed acquedotti, nonché a diverse sepolture e a numerose are funerarie, testimonierebbero l'esistenza, lungo le valli del Melandro e del Tanagro, di un "vicus" o di un "fundus" (centro agricolo autonomo) che sarebbe stato, poi, abbandonato dagli abitanti in seguito alle continue scorrerie barbariche.
Con lo scioglimento dell'impero romano e le successive invasioni barbariche si formarono nuovi insediamenti in zone, allora, prettamente boschive.
Tale caratteristica naturale sembrerebbe essere testimoniata anche dal nome stesso di Salvitelle che, per alcuni, trae origine dal latino "Silvae tellus" (terra di selve o delle selve), mentre in vari documenti del Settecento viene riportato come "Selvetelle" (piccole selve).
Secondo alcune credenze popolari il primitivo centro abitato sorse sulla cima di un'altura sulla quale, pare, esistesse già un fortilizio romano, eretto, dopo la seconda guerra punica, in seguito alla sconfitta subita dall'esercito romano nella famosa battaglia dei "Campi Veteres", tenimento di Vietri di Potenza, nel 212 a.C. da parte dei Cartaginesi.
Questo piccolo presidio fu consacrato alla Dea Telluri: secondo alcuni storici il nome del paese deriverebbe dal saluto che i legionari romani di Marco Manilio rivolgevano alla dea per propiziarsela: “Salve Tellus!”.
Successivamente, secondo una leggenda popolare, i salvitellesi, devoti a Maria Santissima, le dedicarono la chiesa dell'antica dea definendola "S. Maria Capua Vetere" e, dopo la vittoria di Lepanto (1571), il nome della Chiesa mutò in quello del SS. Rosario.
Questa Chiesa, restaurata dopo il sisma del 1980, ospita belle statue di scuola napoletana come la Madonna del Rosario, S. Giuseppe ed altre.
Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore"
Comune della provincia di Salerno, Salvitelle, è posto al confine con la Basilicata, sulla criniera di un colle a 646 metri s.l.m. Da piazza Belvedere e lungo la via panoramica De Nicola si gode la vista di un bellissimo panorama, infatti lo sguardo spazia sulla valle del Meandro-Bianco e si estende ai paesi limitrofi. Il territorio è prevalentemente collinare, raggiunge la massima altitudine sul monte S. Giacomo, con quota 961 metri sul livello del mare ed è prettamente coltivato a uliveti e vigneti, oltre a vantare una ricca macchia mediterranea.
L'insediamento è formato da un unico nucleo urbano, mentre nell'agro si trova un certo numero di case sparse molte delle quali di recente costruzione.
Le origini storiche di Salvitelle vengono fatte risalire al V-VI secolo dopo Cristo, quando nella regione le popolazioni lucane si sarebbero rifugiate sulle alture abbandonando i villaggi delle valli invase da Goti, Bizantini e Longobardi, a partire dal '400 fino alla metà del ‘500.
Nei terreni vallivi circostanti, infatti, numerosi sono stati i ritrovamenti archeologici romani e preromani. Cinque epigrafi tombali, probabilmente risalenti al periodo delle guerre sociali e inneggianti Marco Manilio e altri, incise su plinti rettangolari di pietra, si trovano murate nella Chiesa del SS. Rosario che, insieme a vasellame, a resti di mura ed acquedotti, nonché a diverse sepolture e a numerose are funerarie, testimonierebbero l'esistenza, lungo le valli del Melandro e del Tanagro, di un "vicus" o di un "fundus" (centro agricolo autonomo) che sarebbe stato, poi, abbandonato dagli abitanti in seguito alle continue scorrerie barbariche.
Con lo scioglimento dell'impero romano e le successive invasioni barbariche si formarono nuovi insediamenti in zone, allora, prettamente boschive.
Tale caratteristica naturale sembrerebbe essere testimoniata anche dal nome stesso di Salvitelle che, per alcuni, trae origine dal latino "Silvae tellus" (terra di selve o delle selve), mentre in vari documenti del Settecento viene riportato come "Selvetelle" (piccole selve).
Secondo alcune credenze popolari il primitivo centro abitato sorse sulla cima di un'altura sulla quale, pare, esistesse già un fortilizio romano, eretto, dopo la seconda guerra punica, in seguito alla sconfitta subita dall'esercito romano nella famosa battaglia dei "Campi Veteres", tenimento di Vietri di Potenza, nel 212 a.C. da parte dei Cartaginesi.
Questo piccolo presidio fu consacrato alla Dea Telluri: secondo alcuni storici il nome del paese deriverebbe dal saluto che i legionari romani di Marco Manilio rivolgevano alla dea per propiziarsela: “Salve Tellus!”.
Successivamente, secondo una leggenda popolare, i salvitellesi, devoti a Maria Santissima, le dedicarono la chiesa dell'antica dea definendola "S. Maria Capua Vetere" e, dopo la vittoria di Lepanto (1571), il nome della Chiesa mutò in quello del SS. Rosario.
Questa Chiesa, restaurata dopo il sisma del 1980, ospita belle statue di scuola napoletana come la Madonna del Rosario, S. Giuseppe ed altre.
Tratto dalla guida "Viaggio tra le Meraviglie della Campania" - Annangelo Sacco Editore"
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